seppie in umido

Seppie in umido

Alle seppie in umido ho aggiunto dei pomodorini al forno, un connubio delizioso per una ricetta da gustare dalla primavera in poi.
Si, perché anche il pescato ha la sua stagionalità come gli ortaggi.
Gustiamo questo piatto con un buon vino bianco fresco e leggero.

DIFFICOLTA’  facile  PORZIONI per 2 persone
VEGETARIANO         no
LATTICINI                  no
GLUTINE                    no

INGREDIENTI SEPPIE IN UMIDO

500 g seppioline
500 g pomodorini
2 cipollotti
mezzo bicchiere di vino bianco
il succo di 1 limone
pochissimo curry
poco aneto
timo fresco
origano secco
zucchero e sale
pepe nero
olio extra vergine di oliva

 

PREPARAZIONE POMODORINI AL FORNO

1) Mettiamo della carta da forno sopra una teglia e cospargiamo del sale e dello zucchero, del timo fresco e distribuiamo i pomodorini
a cui avremo fatto un piccolo taglio.
Il taglio serve per far uscire la parte acquosa dei pomodorini e farli asciugare più in fretta.
2) Aggiungiamo dell’origano fresco e qualche grano di pepe.
Cuociamo a 160°C per 40 minuti circa, devono risultare asciutti ma non secchi dopodiché lasciamoli raffreddare e teniamoli da parte.

PREPARAZIONE SEPPIE IN UMIDO

1) Per questa ricetta ho utilizzato delle seppioline decongelate già eviscerate ma vanno benissimo anche quelle fresche.
Mariniamo le seppioline con dell’olio, uniamo il succo di un limone, pochissimo curry e dell’aneto tagliuzzato grossolanamente,mescoliamo bene e lasciamo insaporire in frigorifero per 30 minuti.

Se volete saperne di più sulla marinatura andate alla mia ricetta Riso Biryani clicca qui
2) Passati i 30 minuti mettiamo dell’olio in una padella e aggiungiamo i cipollotti tagliati sottili, dopo qualche minuti uniamo le seppie e cuociamo per 10 minuti a fuoco medio poi uniamo mezzo bicchiere di vino bianco e continuiamo la cottura per 25 minuti a fuoco moderato. Rimestiamo ogni tanto le seppie facendo attenzione che non si attacchino sul fondo.
3) A fine cottura impiattiamo assieme ai pomodorini e se ci piace possiamo condirli con un filo d’olio.

 

Vi consiglio di apprezzare le seppie in umido con un vino bianco tipo il Sicilia Grillo Doc, Donnafugata clicca qui

TUTTO SULLA SEPPIA

La seppia è un mollusco che vive a varie profondità e predilige infilarsi nella sabbia per mimetizzarsi. Questi animali racchiudono al proprio interno “l’osso di seppia” che ricordo mia nonna Elena dava al suo uccellino in gabbia.
Un’altra particolarità è il nero di seppia che l’animale utilizza come difesa e che noi umani utilizziamo per insaporire, colorare di nero alcuni piatti tradizionali.

Per pulire le seppie fresche consiglio un leggero congelamento per indurire le viscere e quindi la sacca dell’inchiostro evitando così che si tagli e che vada inchiostro ovunque.
Il congelamento  è utile anche per ammorbidire le carni sopratutto degli esemplari adulti che sono notevolmente consistenti.

Come riconoscere una seppia fresca? Le seppie fresche tendono a sbiadire con il tempo e a diventare sempre più pallide mentre quelle congelate sono sempre sbiadite ma non per questo qualitativamente inferiori.


FRASE DI INCORAGGIAMENTO

Più ancora che l’ingratitudine, l’atteggiamento con il segno diametralmente opposto alla gratitudine è la lamentela. Non riuscire a cogliere alcun elemento positivo da una situazione apparentemente difficile, non apprezzare chi ci circonda, non riuscire a trarre insegnamento dalle relazioni che ci fanno soffrire, in una parola lamentarsi, fa uscire dall’ambito della fede, dal circolo virtuoso appena descritto. Se la gratitudine è l’espressione della fede e pone una causa positiva nella nostra vita, la lamentela è una forma di offesa alla vita, con tutto ciò che ne consegue.

 

Essere grati, cioè manifestare comunque gratitudine, è un esercizio di fede: non dipende da ciò che ci succede, per cui sono grato solo se mi capita qualcosa di buono o di piacevole. Posso essere grato a qualcuno che mi fa arrabbiare, perché ad esempio mi mostra quanto è ancora instabile il mio carattere, o a chi mi fa soffrire, perché mi indica il karma che devo cambiare. Posso essere grato a quel problema che mi è capitato perché mi ha permesso di tirar fuori nuove capacità, oppure perché mi ha fatto praticare con maggiore forza. Essere grati talvolta viene naturale, ma più spesso è un impegno, una disciplina, più che un dono di natura.

 

«Guardare gli eventi e le situazioni in una luce positiva è importante. La forza, la saggezza e la gioia che accompagnano un simile atteggiamento portano alla felicità. Guardare le cose con ottimismo o benevolenza non significa essere stupidamente ingenui e permettere agli altri di approfittare della nostra buona disposizione d’animo. Significa avere la saggezza e l’intuizione di muovere le cose in una direzione positiva, considerandone l’aspetto migliore pur rimanendo concentrati sulla realtà». (D. Ikeda, Giorno per giorno, 27 gennaio)

 

Tratto da “Buddismo e società” n° 120 Gennaio 2007

 

Un commento su “Seppie in umido”

Lascia un commento